Anandamide: cos'è, effetti e legami con il CBD
Nel vasto e intricato mondo delle neuroscienze c'è una molecola che si distingue per il suo ruolo nel regolare una serie di processi fisiologici fondamentali: l'anandamide.
Pur non essendo una superstar come le più famose molecole dagli effetti simili, come la dopamina o la serotonina, l'anandamide è riuscita a guadagnarsi il soprannome affettuoso di "molecola della felicità" per il suo coinvolgimento nella regolazione dell'umore e del benessere.
La sua scoperta ha aperto nuove frontiere nella comprensione di come i processi biochimici influenzino il benessere psicofisico. In questo articolo esploriamo la natura dell'anandamide, i suoi effetti sul corpo umano e le sue interazioni con il Cannabidiolo (CBD), che sono particolarmente interessanti.
In questo articolo parliamo di...
Cos'è l'anandamide?
L'anandamide, il cui nome deriva dalla parola sanscrita "ananda", che significa "felicità, gioia, beatitudine", è un acido grasso che agisce come un neurotransmettitore cerebrale.
È sintetizzata dalle membrane cellulari e dalle aree del cervello responsabili della memoria, del controllo motorio, dei processi cognitivi e delle emozioni.
E' anche un agonista dei recettori CB1 e CB2 del sistema endocannabinoide, ovvero è in grado di attivare quei recettori come il CBD, e come tale svolge un ruolo simile ai cannabinoidi nel modulare la fase REM, l'appetito, il dolore, ma anche la depressione e la memoria.
Vediamo gli effetti sul corpo umano.
Gli effetti dell'anandamide
L'anandamide è coinvolta in una varietà di processi fisiologici, in particolare il ciclo del sonno, la regolazione dell'appetito e la risposta al dolore.
Sul ciclo del sonno, uno dei ruoli chiave dell'anandamide è quello di favorire il rilassamento e la riduzione dello stress, condizioni che favoriscono un sonno più profondo e riposante.
Studi scientifici hanno suggerito che livelli adeguati di anandamide nel cervello possono favorire il sonno REM, la fase del sonno associata ai sogni vividi e al consolidamento della memoria.
L'anandamide può quindi contribuire ad indurre il sonno, e anche a mantenere una buona qualità del sonno per tutta la notte.
Lo studio "Acute and subchronic administration of anandamide or oleamide increases REM sleep in rats", apparso su Pharmacology Biochemistry and Behavior, ha dimostrato che la somministrazione (acuta o cronica) di anandamide favorisce la fase REM. E non ci sono state conseguenze sul ciclo del sonno dopo l'interruzione della somministrazione.
L'anandamide, si diceva, può anche influenzare direttamente il desiderio di cibo.
Studi hanno dimostrato che l'attivazione dei recettori CB1 può aumentare l'appetito e il desiderio di cibo, mentre l'inibizione di questi recettori può avere l'effetto opposto, riducendo l'appetito. La famosa "fame chimica", che ben conosce l'inesperto consumatore di cannabis legale negli USA, viene proprio dall'attivazione degli stessi recettori, questa volta grazie a quei cannabinoidi legali all'estero (ma non in Italia).
L'anandamide può influenzare anche la percezione del cibo e il piacere derivante dal mangiare. Quando ci godiamo un pasto gustoso, il nostro cervello rilascia anandamide, che contribuisce alla sensazione di soddisfazione e piacere associata al cibo.
Oltre al suo ruolo nell'appetito, l'anandamide è anche coinvolta nella regolazione del metabolismo e del peso corporeo.
Per quanto riguarda il dolore, uno dei modi principali con cui l'anandamide influisce sul dolore è attraverso la sua capacità di bloccare la trasmissione dei segnali dolorosi lungo le vie nervose.
Quando si verifica un danno ai tessuti o un'infiammazione, il corpo può aumentare la produzione di anandamide per aiutare a ridurre la percezione del dolore. Questo avviene attraverso l'attivazione dei recettori cannabinoidi, che bloccano la trasmissione dei segnali di dolore al cervello.
Inoltre, l'anandamide ha dimostrato di avere proprietà antinfiammatorie, che possono contribuire a ridurre l'infiammazione associata al dolore cronico o all'infiammazione acuta causata da lesioni o infezioni.
Per concludere la panoramica degli effetti, altri studi hanno dimostrato che livelli elevati di anandamide possono migliorare l'umore, mentre bassi livelli sono stati associati a condizioni come la fibromialgia, la depressione e la schizofrenia. Agisce anche come neuroprotettore, potenzialmente riducendo l'infiammazione e promuovendo la neurogenesi, cioè la crescita di nuove cellule nervose.
Anandamide e CBD? Legami e interazioni
A questo punto è chiaro: anandamide e CBD lavorano entrambi sul sistema endocannabinoide. In pratica, CBD e anandamide suonano gli stessi tasti del pianoforte umano. Quindi hanno effetti simili tra loro.
C'è però dell'altro. E questo è uno di quei casi in cui due più due fa otto, anziché quattro.
Si, perchè degli effetti più significativi del CBD e delle sue interazioni è la capacità di inibire l'enzima FAAH, che è responsabile della degradazione dell'anandamide. Quindi nel momento in cui si assume CBD, l'anandamide rimane in circolo più a lungo, perchè il cannabidiolo impedisce la demolizione della molecola.
Quando il CBD blocca la FAAH, l'anandamide rimane nel nostro cervello più a lungo, svolgendo il suo lavoro in modo più efficace. Questo può portare a un miglioramento dell'umore e a una riduzione del dolore, poiché l'anandamide può continuare a svolgere il suo ruolo di regolatore del benessere.
In sostanza, il CBD può aiutare a mantenere alti i livelli di anandamide nel nostro cervello, aumentando così i suoi benefici sul nostro umore e sulla nostra sensazione di dolore.
Conclusione
L'anandamide e il CBD rappresentano due componenti chiave nel complesso puzzle del sistema endocannabinoide. Attivano gli stessi recettori, hanno effetti molto simili, e sono decisamente "amici", grazie alla capacità del CBD di far vivere più a lungo l'anandamide, con tutti i suoi benefici a livello di corpo, mente e spirito.